A 24 mesi un bambino è in grado di produrre almeno 50 parole e inizia anche a combinarle tra di loro. Ci sono bambini definiti “late talkers” cioè “parlatori tardivi” che presentano le caratteristiche descritte e che recuperano il gap con i coetanei mentre altri, invece, a causa del permanere delle difficoltà evolvono in un Disturbo Specifico dei linguaggio. Una valutazione precoce e tempestiva può orientare il genitore verso una terapia che favorisca l’emergere del linguaggio.

Queste è una delle domande che mi viene rivolta molto spesso dai genitori.

Ci sono molti modi e comportamenti che favoriscono l’emergere del linguaggio e i genitori   insieme al bambino ne sono protagonisti principali ecco perché è importante avere la totale collaborazione della famiglia. Innanzitutto, è opportuno, quando giochiamo con i bambini, rivolgere loro  totalmente la nostra attenzione, rallentare il nostro eloquio e produrre le parole “iperarticolandole” cioè accentuando i movimenti della bocca per produrre la parola target e mentre lo facciamo cercare lo sguardo del bambino e fare in modo che ci osservi.  E›, altrettanto, importante non anticipare il bambino o concludere la frase al suo posto ma è meglio aspettare che finisca  e riformulare la frase per lui in modo corretto ma senza chiedere una ripetizione.

Questi sono alcuni dei suggerimenti utili per aiutare un bambino con ritardo/disturbo del linguaggio, una consulenza logopedica può sostenere i genitori in questo percorso.

Purtroppo le statistiche non sono favorevoli, circa il 50% dei bambini con disturbo di linguaggio possono avere difficoltà di acquisizione della letto-scrittura o nella matematica (dislessia, disortografia, discalculia). Ciò avviene perché la lettura e la scrittura necessitano di consapevolezza e padronanza della sequenza dei fonemi che verranno tradotti in grafemi: un bambino che non ripete correttamente una parola, non riesce a scrivere in modo corretto una parola.

Con bambini che hanno la sindrome di Down tutti gli interventi abilitativi e riabilitativi compreso quindi l’intervento logopedico devono essere intrapresi precocemente per  potenziare le capacità comunicativo–linguistiche, cognitive e motorie e per garantire loro il raggiungimento del massimo possibile grado di autonomia.

Questi bambini, spesso producono le prime parole  ampiamente dopo i due anni ma la logopedista può aiutare già molto prima il  bambino nel raggiungimento di tutte quelle competenze necessarie per formulare le prime parole. La logopedista sostiene, quindi,  i bambini nello sviluppare le capacità di imitare i suoni, le abilità visive, le abilità uditive, le abilità tattili, le abilità motorie orali e le abilità cognitive.

La risposta è sì, è utile fare un percorso di logopedia in un paziente malato di parkinson anzi è importante un intervento precoce che consente di mantenere e contenere i danni derivanti dalla malattia degenerativa.

La terapia logopedica per l’afasia post-ictus è efficace e importante per migliorare il linguaggio espressivo,  la comunicazione, la lettura e la scrittura. Ci sono ovviamente alcune variabili che incidono sui miglioramenti che si possono ottenere come l’estensione del danno cerebrale e il tempo trascorso dall’evento traumatico e l’inizio della terapia.